Páxinas
"Non hai ningunha lectura perigosa. O mal non entra nunca pola intelixencia cando o corazón está san"
Jacinto Benavente
Jacinto Benavente
24/6/10
Italia e' fuori dal Mondiale
La peggiore Italia degli ultimi cinquant'anni o forse di sempre, esce meritatamente dal mondiale: fine di una generazione e di un'illusione. La tremenda sconfitta per 3-2 contro la Slovacchia ci riporta alla famosa Corea del 1966, solo che questa volta i Ridolini siamo noi. E non basta un po' di cuore nel finale ad alleggerire il peso e le colpe. Azzurri inesistenti, sempre dominati dall'avversario, sfortunati solo sul tiro di Quagliarella respinto sulla linea (o forse oltre, ma fa differenza?) da uno slovacco: però, la nostra eventuale qualificazione sarebbe stata un furto. Lippi ha portato in Sudafrica una squadra senza talento e senza fantasia, anche se purtroppo il nostro calcio oggi non offre molto di più. Qualcosa magari sì, ma non molto. Torniamo a casa dopo tre gare pessime, una più brutta dell'altra. In 270 minuti avremo tirato in porta sette o otto volte. Non ci sono attenuanti, neppure gli infortuni. In difesa, Cannavaro è un ex giocatore e quasi tutti gli altri sono bolliti. Eravamo campioni del mondo e abbiamo fatto ridere il mondo.
La prima impressione, e pure la seconda e la terza, e magari la quarta e la quinta, è stata subito di una squadra a pezzi, debole di cuore e sbilenca di piede. I primi piani sul povero portiere Marchetti rivelano espressioni da film di Dario Argento. Gli azzurri arrivano sempre in ritardo sul pallone, quando ci arrivano, ma il più delle volte no. Oppure sbagliano clamorosamente la misura dei passaggi, una specialità del modesto Pepe, difetto che diventa fatale quando lo sbaglio è di De Rossi: pallone regalato alla Slovacchia, azione ribaltata, inserimento di Vittek e gol dopo 25 minuti. Elementare e disarmante.
La nuova formazione (con modulo annesso, il terzo in tre partite) è pure peggio delle altre due: nessuno si propone, nessuno ha il coraggio dell'iniziativa. L'unico che potrebbe ragionare calcio a centrocampo è Montolivo, assai involuto rispetto alle prime due gare mondiali, e poi è sempre troppo timido: se è in forma è elegante, altrimenti è una specie di ectoplasma. Presi uno per uno, i nostri sono tutti fantasmi. In particolare, l'attacco rimesso a nuovo è scarso come quello vecchio, forse persino di più: Iaquinta, che è una sponda e un gregario, non certo un rapinatore d'area, impiega un quarto d'ora ogni volta che deve girarsi e comunque la porta non la vede mai. Neppure il capocannoniere Di Natale la vede: gira al largo e pure piano, come se avesse i sassi in tasca. Di Pepe, che dovrebbe dare imprevedibilità, si è detto, anche se nella ripresa mette in area qualche cross. Senza offesa, l'Italia gioca il primo tempo con due terzi dell'attacco dell'Udinese, quindicesima in serie A. Forse il convento passava qualcosa di meglio.
Siccome niente funziona, nel secondo tempo Lippi ne cambia due: Maggio per Criscito e Quagliarella per Gattuso, dunque una punta in più anche se il vecchio Ringhio, pur con mille limiti, era l'unico che provava a contrastare gli slovacchi. Forse, però, Gattuso non aveva più fiato di così. E al 56' arriva la mossa della disperazione: fuori l'inguardabile Montolivo, dentro il convalescente Pirlo, unico azzurro con fosforo portato da Lippi in Sudafrica. Il guaio è che l'Italia continua a patire e poi gioca al rallentatore, come se stesse vincendo 3-0. Una partita così sconcertante non si ricorda, davvero. Neppure la fortuna aiuta gli azzurri, vista la respinta sulla linea (o magari oltre, il replay non chiarisce) di Skrtel sul tiro di Quagliarella, almeno lui vivace. Poi arrivano la seconda mazzata slovacca, l'inutile golletto di Di Natale, quello annullato a Quagliarella per fuorigioco, la botta finale di Kopunek (fa quasi rima con Pak Doo Ik) e il raddoppio di Quagliarella all'incrocio: l'unica cosa bella del mondiale azzurro. Giusto che la piccola, quasi comica Italia se ne torni a casa. E tanti auguri a Prandelli che ora dovrà gestire una ricostruzione totale.
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